47 research outputs found

    The Spread Fashion: an Explorative Research of Italian Fashion Blog

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    In the collaborative context of the web 2.0 the blogging phenomenon has become one of the most common ways to communicate and share information through its user-generated content. In the blogosphere fashion blogs represent probably one of the liveliest segments. Focusing on fashion brands, fashion products, street style, and personal style, fashion blogs can be written by both fashion professionals and normal people with an interest in the fashion system. This phenomenon has become even more relevant since the fashion brands have recognized the role of fashion bloggers in influencing the final consumers as well as the role of peer – to – peer recommendations in shaping desires and attires of fashion blog users. The paper presents the preliminary results of a netnographic analysis conducted on some of the most popular Italian ‘non-professional’ fashion blogs in order to map the different approach to this grassrooted blog phenomenon, and to categorize and interpret the blog postings and the audience comments concerning fashion product-related information

    Giovani generazioni: consumi multipli per identità complesse

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    Da diversi anni, l’analisi dell’universo giovanile rappresenta per i ricercatori una sfida stimolante: ci si trova di fronte, infatti, ad un mondo complesso e multiforme, difficile da comprendere, capace però di fornire agli studiosi spunti originali per leggere la realtà odierna. Come è ormai evidente, nella società dell’incertezza (Bauman), sono soprattutto i giovani a sperimentare un sentimento di spaesamento, di homelessness (Berger, Berger, Kellner), accompagnato spesso dalla perdita di riferimenti e ancoraggi sociali stabili; secondo M. Livolsi, siamo di fronte a Sé “splittati” in tanti piccoli Sé, fluidi e ricchi di contraddizioni, che trasformano l’identità in un insieme di ruoli momentanei da fondere e mescolare insieme, frammenti di personalità di cui negoziare costantemente le esigenze. Per Z. Bauman, infatti, gli individui non si pongono il problema dell’identità finché il loro destino rimane un destino di appartenenza, fino a quando, cioè, sono in grado di inserire la propria biografia all’interno di grandi narrazioni collettive. Ma se tale meccanismo si inceppa, allora le identità si frammentano e si moltiplicano, acquisendo però nel contempo la capacità di trarre da una siffatta pluralizzazione dei mondi vitali inattese chance esistenziali ed un ampio margine di reversibilità nella costruzione delle biografie individuali. In una simile prospettiva, la necessità di recuperare risorse adeguate da investire nel processo di costruzione di un sé adulto porta soprattutto i giovani ad attribuire anche alla sfera dei consumi una valenza inedita, fondante, fino a spingerli a considerare la fruizione di merci e prodotti specifici come un nuovo criterio di riconoscibilità sociale; ciò che intendiamo dire è che le pratiche di consumo oggettivano – nel vero senso della parola – valori, concetti astratti e categorie di pensiero, fornendo ai più giovani le competenze da spendere nelle dinamiche di maturazione e di interazione quotidiana. Il consumo, come osserva E. Di Nallo, appare sempre più comunicazione, espressione di sé, modalità privilegiata del rapporto con il mondo. Gli oggetti e i comportamenti di consumo si trasformano, in questa accezione, in strumenti per rendere intelligibili e socialmente visibili le identità che i giovani sperimentano, gli stili di vita in cui di volta in volta si riconoscono

    Il pubblico de I Simpson attraverso l’analisi dei dati di ascolto

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    Il saggio si propone di indagare l’universo multiforme degli appassionati dei Simpson, mettendone in evidenza peculiarità ed anomalie rispetto al complesso della popolazione televisiva. Dopo una prima analisi delle trasformazioni del pubblico della tv, sempre più segmentato ed imprevedibile nel suo comportamento, si è scelto di studiare la composizione della platea della serie in base alle consuete variabili socio-demografiche, così da evidenziarne i target di elezione anche in relazione al profilo complessivo del pubblico delle rete ospitante. Attraverso l’esame dei dati Auditel si è proceduto a ricostruire l’andamento degli ascolti del programma a partire dal 2001, monitorando le successive trasformazioni del suo pubblico di riferimento. Sempre sulla scorta delle rilevazioni fornite da Auditel, infine, è stato possibile verificare come una delle cause del successo della serie sia da ricercare proprio nella sua capacità di parlare a due target differenti, quello dei bambini – inseriti nelle coorti degli 8-14enni – e quello dei giovani-adulti – compresi fra i 15 ed i 24 anni

    Il senso dei giovani per il consumo. Nuove generazioni, identità e relazioni sociali

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    Sempre più spesso le tematiche legate alla realtà giovanile sono al centro della riflessione pubblica: in una società in continuo cambiamento, le nuove generazioni sembrano infatti anticipare le tendenze emergenti, accentuando gli elementi di discontinuità rispetto al passato. Tale attenzione, tuttavia, non implica necessariamente una piena comprensione, dal momento che i comportamenti dei ragazzi si dimostrano spesso complessi e di difficile interpretazione. Nel tentativo di offrire una chiave di accesso al loro mondo, il libro si propone di analizzare il ruolo ricoperto dai consumi nel processo di definizione dell’identità giovanile, cercando anche di capire in che modo la condivisione di pratiche di fruizione comuni possa determinare nuove forme di appartenenza. In un continuo confronto con la letteratura scientifica più recente, il lavoro individua nei social network un luogo privilegiato per lo studio dei percorsi di costruzione del sé e ne mette in luce la capacità di supportare concretamente le molteplici espressioni dell’identità delle nuove generazioni. Dal momento che su tali piattaforme le interazioni poggiano anche sulla condivisione di gusti e in-teressi distintivi, il libro punta a ricostruire i meccanismi che legano consumi e relazioni sociali gio-vanili, evidenziando al contempo la capacità dei ragazzi di utilizzare l’universo valoriale che cir-conda specifici brand per raccontare la propria storia

    Il terremoto in prima pagina. L’impatto sociale di una tragedia collettiva

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    Se per la copertura del sisma abruzzese si sono mobilitate tutte le maggiori testate nazionali, offrendo al pubblico collegamenti tv o articoli degli inviati direttamente dalle zone più colpite, la lettura di quanto è accaduto – soprattutto in relazione alle scelte del dopo-terremoto e alla ricostruzione – è stata spesso divergente, evidenziando le molteplici interpretazioni dei fenomeni osservati. Per dar conto delle diverse analisi offerte dalla stampa quotidiana abbiamo scelto di analizzare le prime pagine di tre giornali a diffusione nazionale, il Corriere della Sera, la Repubblica e Il Messaggero per un periodo di 4 mesi non consecutivi e precisamente dal 15 aprile al 15 giugno e dal 15 settembre al 15 novembre 2009. La scelta del periodo da monitorare puntava a verificare l’evoluzione della curva dell’attenzione pubblica e la copertura giornalistica in coincidenza di alcuni momenti significativi del dopo-terremoto (come, ad esempio, la consegna delle prime abitazioni inserite nel progetto C.A.S.E.). Come è noto, è alla titolazione della prima pagina che una testata affida, in genere, il compito di rappresentare anche visivamente la propria posizione sui fatti del giorno, tanto che spesso la prima è considerata un vero e proprio biglietto da visita del quotidiano. Nel comporre i titoli, infatti, la redazione segue di norma un criterio più vicino alla linea editoriale della testata rispetto a quello cui si rifanno i diversi giornalisti nello scrivere gli articoli. Dal monitoraggio effettuato sulle prime pagine del Corriere nel periodo compreso fra il 15 aprile e il 15 giugno 2009 e tra il 15 settembre ed il 15 novembre successivi sono emersi 9 articoli relativi al terremoto dell’Aquila: di questi, però, solo 5 sono interamente dedicati al sisma, mentre 4 prendono spunto da quanto è avvenuto in Abruzzo per sviluppare riflessioni di altro tipo. È evidente come, passata l’emozione collettiva dovuta all’impatto della tragedia dell’Aquila sull’opinione pubblica, il Corriere della Sera, testata storicamente più radicata nel Nord Italia, abbia progressivamente fatto scivolare le notizie relative al dopo-terremoto all’interno delle pagine di cronaca nazionale, riservandosi di inserire un richiamo in prima solo in occasione di notizie dal forte impatto emotivo (come nel caso degli avvisi di garanzia per i crolli). Per Repubblica, gli articoli di prima pagina dedicati al sisma abruzzese nel periodo monitorato sono complessivamente 26, con una netta prevalenza di pezzi centrati sulla ricostruzione rispetto a quelli che traggono spunto dagli eventi per affrontare poi temi differenti ; inoltre, ben 13 dei 26 articoli complessivi vengono pubblicati nell’Aprile 2009, mentre altri 9 sono relativi al mese successivo. Dei tre quotidiani analizzati, Il Messaggero è sicuramente quello che dedica il maggiore spazio al terremoto dell’Aquila: sono ben 40 gli articoli sul sisma pubblicati in prima pagina nel periodo monitorato. Nel complesso, per tutti i quotidiani il tono generale degli articoli sembra dipendere molto più dalla linea editoriale della testata, dal modello informativo che i rispettivi lettori sembrano apprezzare, che non dalle tematiche realmente affrontate: il racconto del terremoto è stato inserito in consolidate routine narrative e l’adesione alle supposte aspettative dei lettori ha avuto il sopravvento sulla drammaticità delle vicende abruzzesi
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